O.D.V.
Iscritta al n. 74/13
Albo prov.le Organizzazioni Volontariato
HOME
INFO
PROGETTI
ATTIVITA'
STATUTO
NEW -> "IL MONDO DI FLORIA"
Quando compili il 730, il CUD o il Modello Unico indica il codice fiscale dell'Associazione Floria
02126060223
|
MI PRENDO CURA
DI TE
Il
ciclo
delle conferenze dal titolo "Mi prendo cura di te" è
continuato
con due nuove serate nei giorni di venerdì 19 febraio
2016 e venerdì 11
marzo 2016, ad ore 21,00, presso la Sala della
Filarmonia di Rovereto,
con ingresso libero.
Primo
appuntamento
Ecco
un breve sunto della relazione del Dott. Mario
Castagnini:
I
genitori per prendersi cura del proprio bimbo devono
conoscerne il
linguaggio del corpo per affrontare e rispondere al
meglio alle sue
esigenze.
È necessario
occuparsi da subito del figlio, fin dal primo giorno.
Il neonato è
piccolo,
ma è già “grande”, è animato, ma bisognoso di tutto, è
pronto per
iniziare il proprio regolare percorso “guidato” di
crescita.
Primi e principali
compagni di avventura sono la mamma e il papà che hanno
l’importante
compito di aiutare il loro piccolo a crescere e a
relazionarsi, a
diventare autonomo nel mondo che lo circonda.
Non c’è educatore,
non c’è medico o terapista che sia più adatto dei
genitori a far
sviluppare al meglio le potenzialità di questa nuova
creatura che
crescerà al loro fianco, seguendo loro come guida.
Bisogna occuparsi da
subito dei figli fin dal primo giorno. Il loro cervello
nei primi mesi
di vita ha uno sviluppo fortissimo. I primi mesi sono
fondamentali per
tutto il resto della vita. Quello che il bimbo riceve in
quel periodo
sarà una impronta che porterà sempre con se.
Il bambino va
guidato con dolce fermezza ad acquisire autonomia.
Va però lasciato
libero di muoversi in ampi spazi.
Verso il secondo
mese
il bimbo va tenuto poco supino (a pancia in su), ma in
posizione prona,
perché sta compiendo un “cammino” importante per
raggiungere un certo
controllo posturale e per riuscire
a sollevare la testa da terra, con l’appoggio che dal
polso va verso l’avambraccio.
Dal terzo al quarto
mese l’appoggio va sui gomiti e ha la possibilità di
nuotare la testa.
Verso i quattro mesi
e mezzo riesce ad avere l’appoggio su di un solo gomito
e tenere
l’altro braccio alzato dal piano d’appoggio per
prendere.
A quattro mesi sa
ruotare di fianco e piano piano impara a giocare in tale
posizione
portandosi anche alternativamente supino a piacere,
secondo l’interesse
e l’iniziativa che vanno sviluppandosi.
A sei mesi ruota
facilmente da supino a prono e viceversa. Sposta sempre
più caudalmente
il baricentro e si solleva dal piano estendendo
armonicamente le
braccia appoggiandosi sulle mani (“il bambino sale al
secondo piano”).
Il principale
consiglio per i genitori è quello di accudire e
manipolare il bambino
curando che le posizioni e i movimenti applicati siano i
più naturali
possibili.
Una delle prime
azioni con cui ci si mette alla prova è la modalità di
manipolare e di prendere in braccio il neonato.
Non si ha tra le
mani
una bambola, un oggetto qualsiasi da spostare o alzare
in qualsiasi
modo, ma un bimbo che ha già in sé delle modalità
obbligate di
posizionamento ed esigenze proprie nell’essere mosso.
Dopo due settimane
che il piccolo è in ambiente domestico, è bene sia posto
in una stanza
dove non ci siano correnti d’aria o “spifferi”,
collocato su di un
tappeto di gomma piuma, o qualcosa di simile purché
soffice, sdraiato e
libero al massimo.
La capacità di
muoversi nello spazio si sviluppa secondo precise tappe.
1. Il neonato si
presenta, se sdraiato a pancia in giù, con la testa
girata da un lato;
il baricentro si trova nella zona del collo e non c’è
nessuna capacità
di sostegno. La zona del corpo che rimane più in alto è
il sederino.
2. All’età di due
mesi il bambino inizia ad essere attratto verso stimoli
visivi ed
uditivi e incentivato ad alzare la testa, sostenendosi
per un breve
periodo sugli avambracci. Si ha in questa fase lo
spostamento del
baricentro del corpo verso la zona dell’ombelico-bacino.
3. Tra il 3° ed il
4°
mese, l’ulteriore spostamento del baricentro verso il
cingolo pelvico
permette di mantenere più a lungo la testa fuori dalla
base di appoggio
con un’estensione simmetrica del capo.
4. Intorno ai 4 mesi
e mezzo il bambino inizia a spostare il suo baricentro
lateralmente per
poter afferrare con una mano un oggetto posto dinanzi a
se: si istaura
un triangolo d’appoggio formato da un lato da gomito e
bacino,
dall’altro dal ginocchio.
5. A 6 mesi si ha
l’appoggio simmetrico sulle mani aperte.
6. Dopo gli 8 mesi
il
piccolo inizia a caricare sulle braccia estese e sulle
ginocchia
contemporaneamente; si assiste quindi al primo tentativo
di posizione
quadrupedica che per 2 o 3 settimane consiste nel
dondolamento avanti e
indietro in questa postura.
7. A 9 mesi in
posizione prona il bambino è in grado di strisciare in
avanti in
maniera più o meno coordinata e con una preferenza di
lato.
8. Tra i 9 mesi e i
10 mesi si ha l’andatura a carponi con schema alternato
ed i i primi
tentativi di arrampicarsi in stazione eretta, postura
che viene
raggiunta a 11-12 mesi.
9. A 12-13 mesi si
assiste al raggiungimento della stazione eretta senza
sostegno che man mano diventa più sicura.
Questi note
contengono in parte gli appunti che è stato possibile
prendere durante
la presentazione del relatore e sono state completate
mediante
integrazioni prese dal libro scritto dal Dott. Mario
Castagnini stesso
da titolo “È nato un bimbo” - Consigli alle famiglie
per una crescita
armoniosa dei loro bimbi nel primo anno di vita.
Il libro è
scaricabile gratuitamente al seguente indirizzo http://www.aerreci.org.
Secondo
appuntamento
|
Resoconto
della conferenza tenuta dalla Dott.ssa Elena
Conci
http://www.acquacheballa.it/elena_conci
Negli ultimi 30 anni sono stati fatti molti
passi in avanti sia
riguardo alla conoscenza del periodo
prenatale, del periodo quindi che
il bambino vive nei 9 mesi della gestazione,
sia riguardo alla nascita
e all'importanza di un'adeguata accoglienza
nelle prime ore di vita.
Siamo così passati da una visione del bambino
percepito come un bambino
passivo, incapace di percepire sensazioni, ad
un bambino prenatale
capace non solo di sentire, di percepire ciò
che accade in lui e
intorno a lui, ma anche un bambino capace di
entrare in relazione, in
comunicazione con il mondo che lo circonda.
Questo bambino, dotato di una grande
sensibilità e di importanti
competenze, può comunicare con noi già a
partire dalla gestazione, può
farsi conoscere, può farsi spazio in noi e
all'interno della famiglia
che lo attende.
Questo legame, che si instaura in utero tra
madre, padre e bambino è un legame che
possiamo definire bio-affettivo,
proprio perché il fattore biologico e il
fattore affettivo sono legati.
A partire da questa nuova visione del neonato,
alcuni studiosi hanno
messo in luce l'importanza di questi scambi
emotivi, affettivi e
relazionali.
Franz Veldman, in particolare, è giunto a ad
una visione
« aptonomica », comprendendo l'importanza del
contatto per
l'essere umano, ancor prima di venire al
mondo.
Elena Conci porta oggi in questa conferenza un
nuovo modo di entrare in
relazione, un approccio all'essere umano che
lo accompagna lungo tutto
il ciclo della sua vita, dal concepimento fino
alla morte.
Parliamo di Aptonomia.
Ancora poco conosciuta in Italia, l'Aptonomia,
viene definita come la “Scienza
dell'affettività” espressa attraverso il
contatto;
può essere vista come un approccio all’essere
umano nella sua interezza
che, esprimendo interesse, rispetto e
considerazione, conferma l’Altro
nel valore della sua esistenza.
Ma cosa significa essere confermato
affettivamente? Significa essere visto per ciò
che si è, per ciò che si sente.
Questo particolare tipo di “contatto”,
offrendo una conferma affettiva
alla persona, le consente di acquisire una
“sicurezza di base” che
mette in moto una serie di fenomeni
psico-fisici positivi e può
modificare anche la capacità di rispondere
alla malattia o alla
sofferenza.
Vediamo quindi che l'Aptonomia ha diversi
ambiti di applicazione ;
viene utilizzata come accompagnamento in
situazioni di malattia, morte
e malessere esistenziale. Infatti ciò a cui
mira l'Aptonomia è
ristabilire il benessere della persona nella
sua integrità di corpo,
anima e psiche, sia che essa sia infelice,
malata, morente o non ancora
nata.
L'ambito più diffuso è quello dell'Aptonomia
perinatale, l'Aptonomia
usata come accompagnamento durante la
gravidanza e dopo la nascita del
bambino.
I genitori in attesa del loro bambino vengono
accompagnati a entrare in
relazione affettiva con il piccolo, già a
partire dai primissimi mesi
della gestazione e per tutto il primo anno di
vita. Il genitore
comprende l'importanza di entrate in contatto
con il proprio cucciolo
considerandolo un essere umano, con una sua
sensibilità. Come dice
Catherine Doltò, il bambino che può
sperimentare il contatto amorevole
a partire dal grembo materno riceve un piacere
ed una conferma di sé
che contribuiscono alla costruzione della sua
sicurezza affettiva e
motoria, che in seguito lo aiuterà ad
affrontare le sfide della vita e
ad assaporarne le ricchezze.
E' facile intuire come l'Aptonomia abbia un
grande potere preventivo e
oggi più che mai, in un mondo sempre più
complesso e fatto di
« virtuale », c'è bisogno di autenticità, di
contatto e di
presenza ; c'è bisogno di prendersi cura di sé
e del proprio
sentire, per potersi prendere davvero cura dei
bambini che accogliamo.
L'Aptonomia offre quindi un contatto che cura,
un contatto di cui
l'essere umano ha bisogno da sempre. E ci
offre la possibilità di
comprendere quanto sia importante il modo in
cui
« contattiamo » i nostri bambini, il modo in
cui ci
relazioniamo a loro, ci avviciniamo a loro, il
modo in cui li accudiamo.
Un bambino che sente un contatto fatto di
rispetto e di considerazione
dei « suoi » bisogni è un bambino che si
sentirà accolto e
non potrà fare altro che venire verso di te,
venire verso di te con
fiducia. E un rapporto di fiducia è la base di
una relazione di amore.
I nostri recapiti sono:
Stefania 328 6449838
Andrea 348 3148493
Amarilli 392 9440365
info@associazionefloria.org
Associazione "FLORIA"
IBAN: IT37 A080 1134 9000 0003 1008 525
|
|